Dalla Spagna a Venezia, fino agli Stati Uniti, l’eclettismo del giovane visionario Mario Fortuny ha conquistato il mondo segnando la storia del tessuto. Pittore scenografo e stilista, inventore, fotografo, creatore di moda, disegnatore di mobili e di lampade, scelse Venezia per fondare il suo impero: era il 1919 e nasceva la fabbrica di tessuti esclusivi Mario Fortuny, ideatore del sistema di illuminazione a cupola capace di simulare la volta celeste nella scena dei teatri industrializzato dalla Aeg, I supi virtuosismi artistici gli permisero di esporre alle Biennali brevettando la propria formula per i colori a tempera. Designer pioniere, incisore e acquafortista, raffinato fotografo, mise a punto nuove alchimie di stampa, mentre come stilista fu conteso da donne del calibro di Eleonora Duse, la marchesa Rothschild, Isadora Duncan e disegnò i costumi di scena per pièce teatrali come gli abiti per Ruth St. Denis, Sarah Bernhardt, Emma Gramatica, realizzati con tessuti che al fluttuare rimandavano, come in un’alchemica connessione, all’Art Nouveau e allo stile britannico Reform. Fortuny divenne presto una griffe, ma la haute couture non era certo la tappa d’arrivo per lo straordinario artigiano che era Mariano Fortuny, troppo curioso ed intraprendente per arrestarsi in un mondo dorato.
Fu così che Mario Fortuny mise al servizio dell’arte del tessuto tutta la sua creatività ed il suo spirito imprenditoriale divenendo egli stesso artigiano ed ideatore delle tinture, delle spazzole e perfino dei macchinari destinati alla realizzazione delle sue visioni tradotte in tessuti unici come opere d’arte.
Così, ispirato dai delphos della Grecia antica, dalle stampe di Morris e dal folklore della Catalogna, Merio Fortuny cominciò a tessere, letteralmente, la trama della sua storia: l’intramontabile romanzo che ancora oggi affascina architetti, designer d’interni ed arredatori.
Uno stile unico e inconfondibile che rivive tra i tessuti firmati Fortuny in esposizione presso l’Atelier Virginio La Rocca di Milano, caratterizzato dalle tecniche uniche nate dall’ingegno e dalla passione di Fortuny, l’inventore di tecniche per la decorazione e la doratura solida su seta e velluto, che conferisce densità e corpo al tessuto. Instancabile ricercatore, passava le sue giornate a studiare le tecniche di colorazione e viraggio dei tessuti e divenne eccellente esponente della tecnica giapponese dei “katagami” adattandola alla sua vocazione per la produzione industriale. E fu proprio questo spirito d’iniziativa che portò Fortuny al brevetto di un metodo unico che gli consentì di fondare, nel 1923, la Società Anonima Fortuny, inaugurando la grande fabbrica veneziana sull’isola della Giudeccac che ancora oggi esporta nel mondo il fascino dei tessuti veneziano Fortuny.
Tessuti che diventano sculture, dunque, quelli di Mariano Fortuny, a cui Marcel Proust dedicò un passaggio del suo À la recherche du temps perdu, quello delle Jenues filles en fleur che narra della genesi misteriosa degli antichi tessuti veneziani:
«Dicono che un artista di Venezia, Fortuny, abbia ritrovato il segreto della loro fabbricazione e che, fra qualche anno, le dame potranno passeggiare, e soprattutto stare a casa loro, in broccati splendidi come quelli che Venezia ornava, per le sue patrizie, con i disegni dell’Oriente».
Figlio di architetti, Mariano Fortuny (Granada, Spagna, 1871-Venezia, 1949) collaborò con D’Annunzio condividendone l’inclinazione all’estetismo
L’Azienda Fortuny crebbe: aprì atelier a Parigi, Londra e, nel 1927, a New York.
Sale, stanze di dimore private o di appartamenti cittadini, di studi professionali e di ambienti espositivi assumono un valore museale ospitando dei tessuti e degli arazzi che sono tele di cotone, arabeschi d’oro e d’argento finemente intrecciati da mani sapienti che rendono omaggio ai mastri artigiani del Settecento veneziano, del Rinascimento fiorentino e delle manifatture orientali.
Stoffe soffici come nuvole, eteree, ma consistenti al tatto tanto che l’indice può ripercorrere i profili di ogni silhouette di tessuto dai colori multiformi.
All’Atelier Virginio La rocca di Milano è possibile immergersi nella leggenda di Mariano Fortuny, narrata tessuti-arazzi che rivestono interni e arredano le dimore ed il mobilio di molte celebrità e case reali fino ad assurgere al ruolo di status symbol negli Stati Uniti.
Da oltre cinquant’anni i tessuti Mariano Fortuny hanno trasferito la loro sede di produzione in America preservando gelosamente i ritmi lenti e la maestria degli artigiani veneziani. Ed il tempo, come direbbe Proust, sé ritrovato nei locali, nelle macchine e nei prodotti di un passato certosino, più che mai moderno lusso.
Ogni tessuto Mariano Fortuny serba racchiuso il fascino del mistero, di un segreto tramandato di generazione in Generazione, custodito da quattro maestri per i propri rispettivi campi d’applicazione. Segreti gli ingredienti – pigmenti, colle, fissanti, tutto naturale; segreto il metodo, elaborato da Mariano Fortuny, e perfino il macinino con cui si polverizza lo zinco e gli immensi stendini in legno che permettono a una pezza lunga 120 metri e larga uno e mezzo, di asciugare all’aria per due, tre giorni. Metodi antichi e unici di trattamento del tessuto che danno vita ad una produzione serializzata di pezzi esclusivi. Ossimoro? No, realtà: stesso colore, codificato in catalogo, se usato in giorni diversi appare diverso, perché la temperatura e l’umidità dell’aria incidono sul risultato e rendono le tinte più o meno intense, mentre la finalizzazione avviene con la stessa cura con cui si realizzano i fini manufatti, a mano, con cura e amore di cui s’impregnano i pennelli che rinvigoriscono i perimetri di ogni motivo inciso sul cotone egiziano a fibra lunga di ottima qualità che, dopo una gestazione di quatto mesi, prendono vita ed esalano vita nella mente di architetti e designer d’interni prima e nelle location da essi scelte poi.
Perché al pari del suoi ideatore, ogni tessuto Fortuny è cangiante e può manifestarsi, come un impulso creativo o un desiderio, in varie forme assumendo le sembianze di un divano, una parete, una chaise longue o un tendaggio, una tappezzeria o un copriletto Elsie McNeill, decoratrice d’interni americana, divenne portavoce dell’eleganza dei tessuti Veneziani Fortuny nel mondo fin da quando, entrando nel negozio di tessuti Mariano Fortuny negli anni Trenta sugli Champs Elisées, a Parigi, ne rimase folgorata. Dal 1994 Maged Riadproseguì il suo mandato fedele ai metodi del fondatore, con le stesse macchine e le stesse ricette e vocazione veneziane.
Dal 2007 Giuseppe Iannò si dedica con intraprendenza alla produzione dei 20mila metri di stoffa all’anno, onorando le 60 referenze ed i documenti serbati nell’archivio di 200 disegni originali, moltissimi sono inediti con decorazioni di aquile e fasci littori. I nomi dei modelli rimandano al mondo classico ed alle atmosfere omeriche nello stile mediceo o di Lucrezia, Boucher, Malmaison, Vivaldi, Caravaggio… La nuova collezione è figlia della partnership con il museo Fortuny di Venezia, ospitato nel palazzo-residenza mentre l’Atelier Virginio La Rocca si arricchisce di un’altra opera unica dal valore inestimabile pronta a rendere omaggio ad ogni ambiente ed alla creatività di ogni designer, architetto o sognatore che ha voglia di far rivivere e diventare protagonista di un’opera d’arte.